Cyber Security
Le minacce informatiche continuano a evolversi rapidamente, il numero dei Data Breach aumenta ogni anno e non risparmia proprio nessun Brand del comparto tecnologico.
– Report IBM –
Delegare la sicurezza a terzi non è più un’opzione valida e proteggere le proprie aziende dalle minacce informatiche è anche un dovere nei confronti dei nostri Clienti e Dipendenti.
IL RISCHIO ZERO NON ESISTE
Anche nell’Information Technology, come in qualsiasi altro settore, il Rischio Zero semplicemente non esiste. Lo sanno bene tutti i maggiori player del mercato i quali investono ingenti risorse tecniche ed economiche per fronteggiare attacchi e risolvere le vulnerabilità dei propri prodotti.
Tuttavia è possibile ridurne l’impatto distruttivo e la probabilità di accadimento adottando misure che innalzano la sicurezza e ne mitigano gli effetti.
Nessun brand può considerarsi indenne
a vulnerabilità indipendentemente da dove il servizio, sistema o piattaforma siano collocati. Proprio per questo motivo negli anni si è sviluppato un approccio metodologico nella sicurezza che utilizza il principio “Zero Trust” (nessuna fiducia) e che permette di definire quell’insieme di regole, comportamenti e progettazione delle infrastrutture pensate per essere resilienti e mitigare eventi distruttivi causati dai Cyber Criminali.
La filosofia alla base della Zero Trust non si concentra nel mitigare possibili minacce in quanto non è possibile conoscere quale vulnerabilità potrebbe essere scoperta. L’approccio, invece, è quello di agire direttamente sulle cause, o meglio, sulle debolezze nell’infrastruttura tali da consentire una propagazione dell’attacco anziché isolarlo o notificarlo per tempo.
Zero Trust, pillola 1
Un approccio pragmatico, semplice e conciso, riassumibile in: “Non fidarsi mai di nessuno e verificare sempre“.
Si può enunciare anche come: “Controllo e gestione puntuale su chi può accedere a una particolare risorsa”.
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Zero Trust, pillola 2
Applicare questo metodo in ambito IT è qualcosa di molto ambizioso. In passato l’approccio alla Cybersecurity seguiva il modello di protezione perimetrale schematizzabile con il paradigma delle “mura e fossato di un castello”. A fronte delle analisi delle minacce degli ultimi anni e dell’esperienza acquisita, ZeroTrust considera tutti, anche coloro all’interno dell’organizzazione, come una situazione da presidiare.
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L’analisi è frutto della nostra esperienza costruita seguendo le best practices dei maggiori organi nel campo della Cyber Security. Potrai, così, utilizzare il risultato prodotto per acquisire maggior consapevolezza e conoscere su quali aspetti dovrai intervenire.
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Zero Trust, pillola 3
Le strategie per applicare questo metodo, sebbene non esista un unico approccio o tecnologia, consistono nell’adottare e implementare ad esempio:
- Autenticazione a più fattori (MFA): Non basta più solo la password per accedere ad una risorsa/sistema.
- Gestione di identità e accessi (IAM): Consente di identificare un utente, autenticarlo e autorizzarlo all’accesso secondo il profilo e ruolo della sua identità digitale.
- Gestione degli accessi privilegiati (PAM): Controllo, Monitoraggio, Protezione e Verifica di tutte le identità privilegiate come ad esempio gli amministratori di sistema.
- Principi del Privilegio Minimo (PoLP): L’utente ha i permessi minimi di accesso dei quali ha bisogno per svolgere le proprie mansioni.
Alcune soluzioni, come i sistemi di Enterprise Mobility Management (EMM) oppure di Network Access Control (NAC), adottano nativamente la metodologia Zero Trust.
IT Risk Assessment
Un approccio pratico, pragmatico e trasversale!
1 – Risk Edge Context
Questa fase ti permette di identificare quale sia il contesto dei rischi associati alle attività aziendali sia tecniche che organizzative, definendo le opportune metriche per poi utilizzarle come indicatori affidabili per la fase successiva.
2 – Risk Snapshot
E’ la fase in cui si analizzano l’insieme delle procedure organizzative e tecniche correnti, utilizzando framework di controllo e testing per definirne il livello di maturità in relazione al contesto di rischio e alle metriche definite nella fase 1.
3 – Vulnerability Assessment
E’ la fase più tecnica dove vengono analizzate le componenti di vulnerabilità dei sistemi con indagini mirate e si realizzano test di accesso specifici sia dall’esterno che dell’interno del perimetro aziendale.
4 – Remediation Plan
Nella fase finale vengono analizzati i risultati delle fasi precedenti ed identificati gli elementi procedurali, organizzativi e tecnici che sono ritenuti vulnerabili o migliorabili per poi procedere alla definizione delle attività di remediation.
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